Data: Ancora con sta menata!
Ora: sempre
quella più buia.
Caro AMD,
mi sa che devo
cambiarti il nome. Ormai siamo amici, la formalità non ci deve
essere. Vediamo … Free Gate … non suona male. Ti piace? Beh se
non ti piace sticazzi!
Ormai è qualche
giorno che non uso la tua tastiera, per liberare la mia mente e il
mio animo. Sai sono stato colpito da un accenno di depressione.
Tuttavia, non posso permettermi di non essere completamente presente
a me stesso, non posso permettere che la parte irrazionale di me,
prenda il sopravvento sulla mia parte logica.
Sono un tecnico
informatico, per dio! La mia testa ragiona in codice binario, dopo
tanti anni di questo lavoro. Tutto deve tornare!
Qui la situazione è
la solita; i cinque amici sono nel piazzale a fare la guardia, ed io
porto avanti il ritmo che ho sempre avuto nella mia vita.
Sveglia, colazione,
lavoro fino a mezzogiorno, pausa pranzo, lavoro, cena e tempo libero.
È importante avere i ritmi, le nostre abitudini, anche se dobbiamo
adattarle alle circostanze. Penso che ormai siamo talmente schiavi
delle nostre abitudini, che non c'è ne rendiamo conto. Scandiamo il
nostro tempo e agiamo nel nostro presente, nel nostro futuro, in base
a quello che altri hanno deciso.
Credo che ciò, derivi
dal fatto che, così facendo, non pensiamo, non decidiamo. Siamo
degli illusi nel ritenerci liberi; in realtà siamo schiavi, servi
sciocchi ma fedeli, di una serie di regole che a volte non
conosciamo, e che, sicuramente spesso, non comprendiamo. Tuttavia,
come un enorme gregge, ci diciamo “... se lo fanno tutti vuol dire
che è così!”
Siamo diventati dei
perfetti automi, collegati ad un unico cervello centrale che
definiamo società.
Ma ora basta con ste
considerazioni da “pippe mentali”.
Quando la base è
stata sigillata, ed io sono stato di fatto sequestrato e arruolato,
ero in contatto con la mia famiglia a Palermo.
Ah … la splendida
Palermo, città di mafia certo,ma soprattutto città di cultura,
sole, mare, buon cibo. Città natale di grandi intellettuali e uomini
giusti, di gente semplice ma cordiale ed accogliente.
Con loro ci sentivamo,
ovviamente, via mail e qualche volta via skype. Io non ero sposato,
per fortuna, ma avevo le mie compagnie femminili. Capisci a me!
Giù c'erano (ci
sono?) i miei genitori e mia sorella, ed era soprattutto con lei che
mi sentivo. Il nome non lo dirò mai, perché da buon siciliano, sono
gelosissimo delle donne della mia famiglia. :-)
Mia sorella diceva che
a Palermo, per la sua posizione geografica e grazie alla forma della
città, le cose non andavano poi tanto male; era stata scelta come
una enclave sicura e libera dai contagiati.
Alcune autorità
militari italiane e americane, hanno eretto un grande muro, intorno
alla città, e usavano il porto come porta di accesso. Quelle bestie
di capoccioni militari, hanno abbattuto, nel centro di capoluogo,
palazzi, ville, giardini, fottendosene se, ciò che distruggevano,
fosse un patrimonio storico. Per fare cosa?
Per fare una pista di
atterraggio degli aerei. Ma sono scemi dico io?
Prova ad immaginare la
stupenda Palermo vista dall'alto. Vedrai la mia bellissima città
deturpata da una cicatrice, che corre da est ad ovest, spezzando in
due la città. Mio dio che scempio!
Ad ogni modo la
situazione era più o meno tranquilla, a parte la legge marziale, il
coprifuoco e la maledetta fobia dei generali per la sicurezza. Casi
di contagio in città se ne erano verificati veramente pochi, subito
scovati ed eliminati dai soldati. I rambo facevano veramente bene il
loro lavoro. Fin troppo bene!
Sparavano chiunque
fosse sospettato di essere infetto.
All'esterno, di questa
sorta di nuova arca di Noè, invece, era un'altra storia. C'erano
zombie e sopravvissuti ovunque. I lamenti di quelle bestie e le grida
dei fuggiaschi erano veramente uno strazio; onnipresenti ad ogni ora
del giorno e della notte, in ogni angolo della città.
Mia madre, poverina,
da buona cattolica pregava sempre la madonna, affinché li aiutasse a
superare l'inferno che stavano vivendo. Ormai non badava più alla
casa e alla famiglia; era in preda ad un vero furore mistico. Pregava
dalla mattina presto, fino a sera tardi. Chissà se la sua fiducia
nelle preghiere si affievoliva man mano che i giorni passavano, o se
il tono della sua voce aumentava giorno dopo giorno, per il timore
che il buon padre celeste non sentisse!
Mio padre, invece, era
animato da una rinata verve mascolina. Aveva recuperato e pulito i
suoi fucili da caccia, montando la guardia alle finestre della nostra
casa, praticamente sempre. Solo quando, stremato dalla stanchezza,
sprofondava sulla poltrona, riusciva riposare; poi svegliandosi di
soprassalto, iniziava così la perlustrazione di ogni angolo della
casa.
Furioso, malediceva il
mio nome. Ero andato via quando ne avevano bisogno; secondo lui, era
compito dei maschi difendere e proteggere la famiglia. Dato che io
non c'ero, questo enorme compito era tutto sulle sue spalle. Ti
voglio bene papà! Ti ho deluso!
Mia sorella, poverina,
cercava di prendersi cura dei due come poteva.
Non si sa come la
situazione è precipitata. In città è iniziata a comparire
l'infezione.
Ora so come questa
piaga attaccasse gli uomini. Attraverso la droga! Posso immaginare
chi possa aver fatto entrare quella merda in Palermo. Il cancro della
Sicilia, ancora una volta nella sua stupidità, ha rilasciato le sue
metastasi, uccidendo tutto quello che ha toccato. Mafiosi di Merda!
Cosa sia successo dopo
non lo so. Le comunicazioni si sono interrotte, e neanche sfruttando
le comunicazioni militari, sono riuscito a sapere qualcosa. Spero che
stiano tutti bene.
Sono certo che la mia
sorellina sia riuscita a cavarsela, è troppo in gamba per non
farcela; ma i vecchi ho paura di no.
Mamma Dio non ci
sente!
Papà, i proiettili
prima o poi finiscono!
Bene ora stacco. Il
tempo dello svago è finito. Domani ti racconto come, i miei cinque
amici, sono diventati i cani da guardia della base.
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