giovedì 5 dicembre 2013

L'INFERNO DI EDDIE

"Al prossimo svincolo esci. Subito dopo la curva sulla sinistra c'e una strada sterrata, prendila. Arriveremo alla fabbrica aggirando il paese, non vorrei attirare l'attenzione di qualche qualche zombie o, peggio, di qualche sopravvissuto".
"Come desidera. Tanto il tassametro è acceso, basta che poi mi paghi, che mi frega".


"L'unico pagamento che avrai, è un incontro con Macchiavelli" intervenne Max "solo che tu, te la cavi al massimo con una sfuriata, mentre a noi due ci toccheranno almeno due mesi di pulizia cessi".
"Minchia, allora non mi dovete niente per la corsa, e appena vado al bagno, vi lascio pure il resto", rispose Eddie ridendo.

Alle risate del tecnico si accodarono immediatamente quelle degli altri due. Ormai la tensione di quello che avevano passato poco prima, era svanita.
Ivan guardava il panorama che si presentava ai suoi occhi, fuori dai finestrini. Era autunno ormai, e i boschi che costeggiavano l'autostrada, iniziavano a colorarsi di una, per lui, bella tonalità che va tra il verde e il marrone. Alcuni alberi erano già spogli, mentre su alcuni, delle foglie restavano ostinatamente aggrappate ai loro rami con tenacia. Era da troppo tempo che Ivan non si soffermava a guardare quei colori stupendi, ad assaporare quei giochi di luce che il sole, tramontando dietro le alpi, proiettava sulla vegetazione.
Aveva l'impressione che i colori prendessero vita, mettendo in risalto ogni sfumatura, ogni particolare, magnificando la bellezza della natura.

Quando, guardando quella meraviglia, iniziarono ad affaciarsi alla sua mente i ricordi della sua famiglia, le lunghe passeggiate in quegli stessi boschi; I figli che chiedevano che tipo di pianta era quella, che insetto era quell'altro, quanti lupi ci fossero nascosti lì, Ivan, spassandosi la mano destra sul volto dall'alto verso il basso, chiese ad Eddie:
"Senti mi fai capire come si sono infettati gli altri cinque che erano rimasti con te alla base?".
"Perchè siamo stati dei coglioni! Abbiamo prima permesso che si compisse una strage, e poi abbiamo avuto pietà".
"Cioè?" chiese Ivan facendosi istantaneamente attento come un felino, cercando istintivamente il calcio della pistola.
"Quando gli altri sono partiti, il comandante della base, ha dato al militare col grado più alto, un sergente maggiore, le consegne. Quel gran pezzo di uomo era un americano, un fottuto sergente maggiore dei marines. Si chiamava Smith, il nome non lo ho mai saputo. Tra le consegne c'era il divieto assoluto di lasciare entrare, nella base, chiunque. Ma questo lo sapete già.
Quando abbiamo visto comparire i primi uomini a saccheggiare il centro commerciale, seguiti dai primi zombi che li attaccavano, eravamo increduli, ma nonostante ciò, non abbiamo permesso che nessuno si avvicinasse alle porte dell'istallazione. Cristo! ... uno spettacolo orribile vedere la gente che ci supplicava con i bambini in braccio di aprire le porte; quel fottuto marines, non ne voleva sapere. Gli ordini erano oridini diceva.
Quando il numero dei vivi dinimuì, inizio ad aumentare quello degli zombi. Sembrava che tutte le maledizioni di quei disperati si stessero avverando. Una sera, quando ormai vivi non se ne vedevano più da tempo, si presentò un sopravvisuto, diceva di chiamarsi Antonio; Sosteneva di essere un militare di una base aerea che si trovava vicino a Novara. La base era caduta, e lui era riuscito a scappare.
Avendo prestato servizio nella base NATO dove eravano noi, si era diretto qui. Non sò cosa disse al sergente maggiore, ma questi lo lasciò entrare. Era conciato davvero male, e nessuno di noi prestò attenzione ai morsi che aveva sulla braccia. Io, non avevo ancora deciso di curiosare nel computer del comandante, e non sapevamo che il morso equivaleva ad una condanna a morte praticamente certa.
Per farla breve, una notte quello stronzo diventò uno zombie e ci attaccò. Morse tutti e cinque i militari che teentarono di bloccarlo; si riuscì ad abbatterlo, solo perchè mentre lottava col marines, si ruppe accidentalmente la testa, contro una branda".

Eddie stava rivivendo con autentico dolore quanto raccontava. Le sue mani stringevano con forza il volante al punto che le nocche erano diventate bianche, per l'intensità con cui stringeva. La voce diveniva sempre più profonda e flebile, facendo intuire ai due ascoltatori, che per lui doveva essere stato veramente un inferno quello che aveva vissuto, considerando poi, che non era un militare.
Ivan gli posò la mano sulla spalla e disse:
"Eddie è tutto ok, lascia stare, me lo racconti un'altra volta. Deve essere stato veramente pesante per te".
"Tranquillo va tutto bene. Anzi magari parlarne mi fa bene. Non ho avuto occasione di farlo fino ad ora".
"Davvero, lascia stare, sarà un'altra volta".
"Senti non rompere e ascolta! Tanto dirlo adesso o dopo non cambia. Sento ancora nella mia testa, il pianto dei bambini che le madri, preferivano strangolare piuttosto che farli sbranare da quei mostri. Vedo ancora i loro occhi increduli, pieni di lacrime che dicevano mamma cosa fai, perchè fai questo, quando le mani delle genitrici serravano le loro gole. E noi ... noi non abbiamo aperto".

Questa volta fu Mx ad intervenire, si rivolse ad Eddie con una dolcezza che stupì anche Ivan
"Dai amico, non è stata colpa tua, tu sei un civile, non potevi fare diversamente. Eri in una base militare con cinque soldati, cosa avresti potuto fare? ti avrebbero ammazzato piuttosto che dissobbedire".
"Avrei potuto parlare, cercare di convincerli, ma sono stato zitto. Tutto quell'orrore mi stava consumando.
Ad ogni modo, dopo che gli altri cinque erano stati morsi, mi si era accesa la lampadina. Avevo rivisto nella testa la scena di un film horror, ovviamente di zombie, dove dei sopravvissuti, si erano chiusi in un supermercato ed uno di loro era stato morso. Dopo alcuni giorni si era trasformmato anche lui.
Allora mi sono detto e se fosse la stessa cosa? Se anche questa piaga si trasmettesse tramite il morso?
Ne ho parlato col marines; era fortemente dubbioso, però ha convenuto con me che forse era saggio dare una occhiata al computer del comandante, sperando che ci fosse qualche indicazione".
"Cosi hai recuperato i dati che ci hai fatto leggere" disse Ivan.
"Si. Quando ho fatto leggere al mmarines le e-mail con la storia del morso, della saliva ecc. a quel fottuto sergente è crollato il mondo addosso. Dio santo stava morendo, e lui si disperava perchè non poteva obbedire agli ordini".
"Quindi hai suggerito di creare quelle barricate all'interno della base, dicendogli e convincendolo che così avrebbe portato a termine il suo compito, pure da morto. Avrebbe impedito a chiunque di entrare nell'installazione".
"Si. Quel bastardo doveva rimanere segregato per sempre nel suo personale inferno". Gridò Eddie espellendo tutto il rancore che aveva dentro nei confronti dell'americano.
"Almeno da morto sarebbe stato utile. Sarebbe stato la prima linea di difesa per me. Gli altri soldati infetti, da bravi militari, hanno obbedito al sergente maggiore senza battere ciglio. Quei poveri ragazzi erano morti dentro da tempo. ".
"Gira a sinistra, è quella la strada. Max monta il silenziatore e spappola ogni testa marcia che incontriamo".
"Perchè li uccidete se non ci possono far niente?".
"Lo hai detto tu! Sono On-Off, ti vedo ti mangio. Non voglio portarmeli dietro fino a destinazione".

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