mercoledì 13 novembre 2013

BESTIE

Il viaggio del ritorno sembrò durare una eternità. il silenzio tra Ivan e Max era carico di tensione, ma Ivan lo ignorava, oramai sapeva di aver superato quel limite dal quale non si può ritornare indietro. Oramai la sua anima apparteneva ai dannati, se mai in questa nuova realtà fossero rimasti ancora dei giusti. In tutta la sua carriera da poliziotto, mai aveva estratto e puntato l'arma versa una altra persona, se non in addestramento. Mai aveva fatto deliberatamente del male ad un altro essere umano, ad eccezione di uno sei anni prima. Era certo che in questa vita Ivan era morto; quando ha scientemente sparato al ragazzo e poi crocifisso Totò, la sua essenza vitale, i suoi pensieri, le sue convinzioni, le sue passioni, non sarebbero state più le stesse.
Non aveva provato piacere a giustiziare i due prigionieri, non aveva provato odio; si era erto a giudice e giuria e aveva semplicemente applicato la sentenza, da lui, emessa. Sentiva di aver applicato la giustizia, in nome di quei bambini stuprati e seviziati, di quelle donne e uomini schiavizzati e mangiati.
Max taceva, ma in cuor suo piangeva; nonostante il suo comportamento, nonostante le pose che si sparava, lui credeva nella legge, credeva nell'essere umano. Non gli interessava se una norma fosse giusta o sbagliata, il suo compito era quello di farla rispettare, di applicare le regole a tutti in modo imparziale, giusto e per quanto ne sapeva in Italia la pena di morte era stata abrogata parecchi anni prima.
Max non riusciva a credere che il suo "socio" fosse crollato; vedeva in lui una luce diversa.
Arrivati al campo, mentre scaricavano il mezzo di quelle misere cose che avevano Max disse:
"Senti nel rapporto non dirò nulla di quello che hai fatto al ragazzo, e di quello che sicuramente hai fatto al vecchio. Avrai avuto le tue ragioni, e se vorrai un giorno me le dirai. Io non ti giudico, ma ho il dovere di dirti che non condivido quello che hai fatto, hai giustiziato senza averne l'autorità, due persone ..." Ivan lo interruppe e replicò:
"Due Persone? Quelle bestie le chiami persone? Non ti ricordi cosa hanno fatto ai due prigionieri quando erano braccati dallo sciame dei mostri? Non ricordi cosa ci hanno detto riguardo a quello che fanno a quelli che chiamano senza nome? Cristo Max, si mangiano le persone, stuprano le donne ed i bambini ... questi tu li consideri uomini? Beh io no ... ho solo dato la morte a due di quelle bestie pericolose per il genere umano. Sono loro i veri mostri.
Ad ogni modo per il rapporto non sei obbligato a venire meno a quelli che tu consideri i tuoi doveri. Sto schifo sta cambiando me, non voglio che lo faccia anche con te".
"Ed è proprio per questo, perché non voglio che mi cambi, che ho deciso di non dire nulla; In ogni guerra, e questo schifo è una guerra, ci sono dei lutti ingiusti, ma non per questo gli autori, sia politici che militari, vanno di fronte alla corte marziale".
Detto questo si allontanò senza dare la possibilità ad Ivan di replicare. Quello che però trapassò il cuore di Ivan come una lama bollente, fu lo sguardo impregnato di compassione e pietà che Max riversò su di lui.

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