giovedì 28 novembre 2013

FAMIGLIA

Max cadde immediatamente in un sonno profondo. Eddie e Ivan, invece, non riuscivano a dormire.
"Eddie, come ci sei finito qua?, come hai fatto a resistere per tutto questo tempo?"


"Beh, sono siciliano, vivevo a Palermo. L'azienda per cui lavoravo ha preso l'appalto della gestione informatica non riservata nelle basi NATO in Italia, e siccome qui su, in culo alla luna, non voleva venire nessuno, facevamo a turno. Quando mi hanno arruolato con la forza, stavo facendo la mia ultima settimana in polentonia. Per l'altra domanda, ti posso rispondere  che sono un esperto di zombie" scoppiando in una fragorosa risata.
"Esperto di zombie?"
"Certo, ho divorato tutti i fumetti, visto ogni film, letto qualsiasi libro sul tema. Ho partecipato a tutti i siti internet che parlavano dell'argomento. Cazzo posso avere una laurea ad honorem".
"Fumetti, libri, internet, ma vaffanculo ... ed io che ti sto anche ad ascoltare".
"Sei proprio uno sbirro... pensaci, Jules Verne, scrive un libro, viaggio sulla luna, descrivendo mezzi, attrezzature, invenate per l'epoca e poi realizzate per andare davvero sul nostro satellite, con la missione apollo. Asimov scriveva libri su robot, assurdi per il suo tempo, ed oggi abbiamo i droni, gli automi ecc. Posso andare avanti, se vuoi, con moltissimi altri esempi. Perché per questa cosa dovrebbe essere diversa? in fondo come nei fumetti e film li fermi solo con una pallottola in testa".
Ivan, guardava Eddie con occhi diversi, i riferimenti ai vari autori che il tecnico aveva fatto, gli ha riportato alla mente un battuta che il docente di tecniche investigative al corso amava usare. <[...] come ci insegna Sherlock Holmes, se in un caso escludiamo tutte le componenti razionali e reali, quelle fantastiche ed irrazionali per quanto improbabili possano essere, portano alla soluzione del caso [...]>. Pensò che Eddie tutto matto non fosse.
"Ma tu Ivan come ci sei finito qui?" chiese l'informatico notando che il poliziotto si era perso nei suoi pensieri.
"In realtà io qui ci vivevo, da prima che tutto questo iniziasse. Facevo servizio in zona e abitavo proprio a Busto con moglie e due figli".
"E cosa è successo?"
"Sono morti!"
"Ah, mi dispiace ... spero che non abbiano sofferto"
"In realtà non lo so. Ero in Sardegna, ad Abbassanta, per un corso. Ero stato mandato li per punizione. Mi hanno detto che sono rimasti vittime di un attentato. Un kamikaze si è fatto saltare in aria in un centro commerciale qui vicino sei anni fa. Per fortuna non hanno visto tutta questa merda".
"Già".
"Pensa, non hanno mai ritrovato i corpi. Gli specialisti dicevano che sicuramente erano vicinissimi al punto di detonazione; la potenza dell'esplosione è era tale che sono stati polverizzati".
Eddie guardava Ivan notando le lacrime che gli rigavano il viso. Provava pietà per quell'uomo che fino a qualche ora prima credeva cazzuto, quasi un cyborg, ed ora era lì in tutta la sua umanità. 
"Ivan, fermati per favore. Non proseguire se ti fa stare male".
"No tutto bene, dovevo parlare con qualcuno."
"Max non sa nulla?"
"No. Ci sono cose che hai colleghi, non bisogna mai dire. Se io sapessi che Max ha paura, prova dolore, irrazionalemente la mia totale fiducia in lui nel corpirmi le spalle nelle situaizoni più merdose, potrebbe venire meno, facendomi fare cazzate. Non Sapendo ciò che lui ha passato e prova, lo vedrò sempre come un bastardissimo sbirro che sa il fatto suo, e non avrò timore di niente. Ovviamente questo è reciproco".
"Ok, ma ti prego lo stesso di fermarti; sono io che non sono pronto ad ascoltarti. Vedi io sono un esperto di zombie, non di uomini. Gli zombi sono più semplici. Loro vogliono mangiarti e tu gli spari in testa per eliminarli. Gli uomini no, loro sono molto più complicati.
Dette ciò Eddie si alzo e si diresse verso la propria branda. Ivan rimase a fissare il buio, lasciando che quelle lacrime, che gli scendevano copiose dagli occhi, portassero via tutto il dolore che da anni aveva nascosto in se. 
Non capiva il perchè, ma quell'informatico siciliano aveva acceso una luce nel punto più buio del suo essere.

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