domenica 17 novembre 2013

VERITA'

Durante il tragitto che li avrebbe condotti a dei squallidi pagliericci, che loro chiamavano posto letto, Ivan e Max erano silenziosi. Stufo e a disagio, Max interruppe quel silenzio che pesava come macigno.
"Cosa pensi di quel bel discorsetto sulle formalità, regole e cazzate varie?";
Ivan fu sorpreso dall'inaspettato cessare del silenzio, e girando la testa per guardarlo in faccia rispose:
"Non saprei, una parte di me crede che lei abbia ragione, che le abitudini ci rassicurino. Il fare ripetitivo delle azioni quotidiane, ci fa sentire bene, ci fa credere che stiamo facendo la cosa giusta. Credo che in noi sia presente una insicurezza di fondo, latente, che solo col tran tran quotidiano riusciamo a sopire e sepellire nel più profondo di noi.
L'altra parte, invece, non accetta questo essere parte di un meccanismo sociale; essere inseriti in un contesto che non si è ne voluto, ne deciso. Non è la società che decide quale è il mio posto nel mondo, ma sono io che devo scegliere dove collocarmi, in base ai miei desideri alle mie capacità, alle mie ..."
"Ma che cazzo stai dicendo? Guarda che devi cambiare spacciatore, la bamba che ti vende non è buona" disse Max interrompendo Ivan nella sua risposta;
"Forse hai ragione Max, devo cambiare spacciatore, appena lo becco quello stronzo gli rompo il culo" disse Ivan sorridendo.
"Ma toglimi una curiosità orso Yoghi, ma perché chiamate il comandante, Macchiavelli?" chiese Ivan,
"ahahahahahah certo, a condizione che tu mi dica cosa è successo in quelle due ore che ti ho aspettato alla macchina" rispose Max, "una domanda per una domanda" concluse facendosi di colpo serio.
"Ok ci sto! Però inizio io, così magari ti passa la voglia di farmi domande. Almeno se non sei a conoscenza delle mie marachelle, non potrai testimoniare contro di me" disse Ivan allargando il precedente sorriso in una risata profonda.

Ivan inizio a raccontare cosa accadde alcune ore prima:
"Allora mio caro eletto, come vedi il poliziotto buono è andato via, e qui è rimasto solo il cattivo" disse Ivan a Totò, che legato tremava come una foglia. Nel vedere la scena del suo amico che veniva giustiziato, si era urinato nei pantaloni; Era così tanta la paura che da lì a poco sarebbe toccato a lui, da non avvertire il calore e il bagnato della sua urina nei pantaloni.
"Ora mi dirai tutto ciò che voglio sapere altrimenti la tua morte non sarà così veloce e indolore", gli ringhio in faccia Ivan portando la sua fronte ad una distanza tale da far capire che non stava scherzando.
"Parlami di questo Messia?";
"E' colui che ci ha salvato quando i sigilli del cielo si sono rotti, e i dannati sono venuti a conquistare il mondo. Ci ha riunito intorno a lui, ci ha dato forza, ci ha dato fede, ci ha curato nel corpo e nell'anima".
"E' un medico?";
"Lo era prima della sua chiamata, era un pediatra, mi pare".
"Mentre vi osservavamo, ho notato un uomo che si affaccia ogni giorno dalla finestra, chi è, e perché lo fa?" prosegui Ivan.
"Quello è lui, il Messia, così facendo vede ciò che c'è fuori e vedendo questa desolazione, vedendo i dannati e come si è ridotto il mondo, trae la forza per adempiere alla sua missione".
"Cosa ne fate dei bambini, quando li portate nel deposito?";
"Vengono portati nelle stanze del Messia, e li rimangono fino a quando lui non ritiene che siano stati purificati, fino a quando la loro fede è salda".
"Chi non supera la prova di fede diventa cibo?" sbraitò Ivan.
"Si, non possiamo permetterci bocche inutili da sfamare", gridò Totò di rimando "la carne di chi non aderisce alla chiamata, serve alla realizzazione della salvezza" continuò il prigioniero.
"Voi siete pazzi, dei fottuti criminali, e il vostro pedofilo Messia ne è il capo", disse sospirando Ivan.
"Nooooo Lui non è pedofilo! Lui mette il suo santo seme in quei bambini, affinché li purifichi e crescendo li renda forti soldati del suo santo esercito", rispose Totò ad Ivan, ma in realtà lo stava dicendo a se stesso per convincersi che ogni azione compiuta fino a quel momento era giusta, perché voluta dal Messia.

"Quando ha finito di raccontarmi qualche altra cosa, tipo logistica e armamento, l'ho crocifisso. Prima, però, lo ho pestato a sangue, dopo che mi ha detto di non aver mosso un dito quando ha visto una bambina di cinque anni morire, mentre quel mostro abusava di lei, non ci ho visto più; Gli ho tagliato i genitali e la lingua, non so perché lo ho fatto! Voglio dire, probabilmente inconsciamente ho voluto estirpare ciò che ha deturpato e abusato di donne e bambini. Totò ha subito quello che avrei fatto a quel fottuto pazzo del Messia. Non solo lo ho crocifisso, ma ho piazzato il corpo davanti alla finestra, così il Messia avrebbe visto ciò che gli spetterà.
Per questo, Max prima ti dicevo che forse Macchiavelli ha ragione riguardo alle formalità e alle norme; se mi fossi attenuto alle regole, non avrei permesso alla mia parte peggiore di uscire. Se avessi fatto il poliziotto, non avrei giustiziato due persone".

Max era sconvolto; mai avrebbe immaginato che il suo socio fosse capace di tanto. Concordava sul fatto che quei due erano dei gran pezzi di merda, ma erano pur sempre uomini, e quello che aveva fatto Ivan era pur sempre un omicidio, anche in questa nuova realtà che stavano vivendo.
"Ok socio, ora tocca a te, perché la chiamate Macchiavelli?" intervenne Ivan distogliendo Max dai suoi pensieri;
"Scusami pezzo di merda, ti devo una risposta, ma ora devo andare a vomitare!" detto questo si allontanò, lasciando Ivan solo col suo mezzo sorriso.

3 commenti:

  1. ..."lasciando Ivan solo col suo mezzo sorriso"... bello
    verrebbe una bella inquadratura se fosse la sceneggiatura di un film
    :)

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    1. JUDE LAW molto meglio... ma certo anche brad non è male anzi mooolto migliorato con gli anni :)

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