sabato 23 novembre 2013

EDDIE

Ivan e Max scelsero di entrare nella base, scavalcando il muro di cinta dove era collocata l'entrata principale. Scavalcarono in punto abbastanza nascosto, dato che vicino esisteva un cavalcavia dell'autostrada, e questo rendeva i due abbastanza nascosti.
Dall'alto videro la postazione che viene occupata dal corpo di guardia, in ottime condizioni, con delle vetrate ancora intatte; Loro sapevano bene che quelli erano vetri antiproiettile che difficilmente potevano essere sfondate. La postazione della vigilanza, si affacciava sulla piazza d'arme, larga circa cento metri e lunga almeno il doppio con l'immancabile palo, dove tutte le mattine veniva issata la bandiera, con i coreografici plotoni di soldati inquadrati e sull'attenti.
Subito sulla destra c'erano delle costruzioni che dovevano essere adibiti ad uffici e immediatamente adiacente ad essi la mensa.

All'estrema sinistra, al limitare della piazza d'arme quasi attaccate al muro di cinta, erano collocate le officine, con dei mezzi ancora ricoverati; alcuni erano in manutenzione avendo, chi le gomme, chi parti del motore smontati e posti vicino ai mezzi stessi. A metà strada tra la mensa e le officine si trovava una costruzione quadrata a un piano, con all'esterno dell'ingresso due postazioni di guardia fisse; tre pennoni sui quali erano ancora attaccate le bandiere della NATO, il tricolore Italiano e la famosa bandiera blu con un cerchio di stelle al centro dell'Unione Europea. Ivan concordò con Max che quella costruzione fosse l'ufficio comando della caserma.
A causa del buio, non riuscirono a vedere oltre. Decisero di recarsi direttamente all'ufficio comando; pensavano che se ci fossero state delle informazioni, quasi certamente era lì che dovevano trovarsi, inoltre, ere probabile ci fosse anche una pianta della base e, speravano, le chiavi di tutti gli edifici.
 
Prima di scendere dal muro però, dovevano risolvere un piccolo intoppo:
"Guarda socio, solo cinque morti! ... non ti sembra strano che in questa grande base ci siano solo cinque zombi che circolano nella piazza?", disse Max indicando ad Ivan i cinque corpi che si trascinavano sotto di loro.
"Già... tutti gli altri dove sono? Saranno chiusi nei vari edifici? Però guarda che strano ... li", disse Ivan indicando a Max un punto tra la mensa e l'ufficio comando "guarda quelle barricate! sembra che siano state messe di proposito per impedire i cinque qua sotto di andare dall'altra parte", concluse.
"Cazzo hai ragione. Quindi che facciamo?" continuò Max.
"Intanto non facciamo rumore, eliminiamoli col silenziatore da qui, poi andiamo verso l'ufficio del comandante; Se dovessero nascere problemi e siamo nella merda, corriamo fino alle officine e cerchiamo qualche mezzo che ancora funzioni, se non ne troviamo, ci infiliamo in qualche mezzo pesante e guadagniamo qualche minuto per inventarci qualcosa. Ce dici si può fare?".
"Ok! va bene, spero che tu non sia sbarellato del tutto e che non ci rimettiamo le penne" disse Max mentre si apprestava a prendere la mira per eliminare il primo zombie.
Abbattuti tutti i mostri, i due, scesero dal muro e si avviarono verso la palazzina comando. Entrarono facilmente rimanendo sbalorditi nel vedere che tutto era perfettamente in ordine, lindo, solo le finestre e la porta d'ingresso che comunicavano con la piazza d'arme erano sbarrate. Si aveva l'impressione che, gli aiutanti del comandante, fossero andati via a fine servizio e che sarebbero rientrati l'indomani.
 
"Ivan ti sembra normale tutto questo?"
"Cazzo per niente Max. Qui c'è qualcuno, in questa cazzo di base c'è qualcuno! Ecco allora i cinque zombi di guardia all'ingresso e le barricate per non farli andare dall'altra parte; erano i loro cani da guardia. Per eliminarli si sarebbe fatto rumore, chi cazzo ha dei silenziatori oggi? loro avrebbero sentito gli spari".
"E che cazzo ... non saranno mica dei pazzi cannibali come gli altri? Senti tu porti sfiga però" disse Max sorridendo ad Ivan.
Mentre chiacchieravano udirono un rumore di chiavi provenire dal retro. Si nascosero dietro una scrivania con la determinazione di fare passare dei brutti cinque minuti a chiunque fosse entrato da quella porta; se poi si fosse dimostrato ostile, allora, sarebbe successo il finimondo.
Dalla porta entrò un uomo sulla quarantina con pochi capelli, alto circa 170 cm in abiti civili, puliti, curato nella persona, un pò sovrappeso. In generale le condizione del soggetto erano decisamente ottime; canticchiava New York New York. Accese la luce. Ivan vide che era disarmato e nella mano destra reggeva una bottiglietta di acqua, e l'altra era posta in saccoccia. Mentre raggiungeva il centro della stanza, Max ed Ivan uscirono armi spianate dal loro nascondiglio, e inquadrando nel mirino il tizio, senza fiatare si avvicinarono, mantenendo la posizione a triangolo dove loro due erano i vertici bassi, e il bersaglio il vertice alto di un triangolo che si sarebbe formato unendo, con delle rette immaginarie le loro tre teste.
Così facendo, le loro due linee di tiro non si sarebbero mai incrociate, e il bersaglio era sempre sotto tiro da uno dei due o da entrambi.
"A terra! Sdraiati subito a terra e allarga le braccia con il palmo verso l'alto" intimò Ivan.
"ehi ehi,  power ranger state calmi, sono un vivo, talmente vivo che mi sono anche cagato sotto; sono disarmato e odio la violenza" rispose il soggetto colto di sorpresa e visibilmente spaventato, mentre si accingeva ad eseguire gli ordini. "come avete fatto ad entrare? non vi ho sentito eppure c'erano i miei cinque amici li fuori" prosegui.
Mentre Max teneva ancora il soggetto sotto tiro Ivan lo ammanetto. Venne fatto alzare e posto sedere sulla sedia.
"Max questo adesso è innocuo, vai a dare una occhiata sul retro, da dove è entrato; vedi se è solo. Se tutto è libero sbarra quella porta ma stai in campana" ordino Ivan. Max  intuendo già quello che gli sarebbe stato detto era già in viaggio verso il retro.
"Allora mi dici chi sei e cosa cazzo ci fai in una base militare della NATO?" chiese Ivan alzando l'arma verso il prigioniero a scopo intimidatorio.
"Mi chiamo Eddie e questa è casa mia" rispose.
"Non mi sembri per niente un militare, dove sono gli altri?"
"Infatti, non sono un militare, ma il tecnico informatico della base, e qui non c'è più nessuno"
"Si certo come no! e tu vorresti dirmi che vivi qua dentro, solo, da un sacco di tempo e che hai sigillato e sistemato tutto senza nessun aiuto!";
"No l'anno fatto i militari prima di andare via cinque anni fa".
"Senti coso, l'ultima volta che ho interrogato qualcuno, questi faceva lo stronzo come lo stai facendo tu. Ora probabilmente sarà già decomposto! quindi non farmi incazzare" gli ringhiò Ivan puntando l'arma alla testa del prigioniero, e proseguendo "quindi ricominciamo da capo ... chi sei?"
"ehi vacci piano ok, ho i miei diritti ..."
"ficcateli in culo i tuoi diritti! se non lo avessi notato, siamo nella merda fino al collo e non esiste più un governo, e qualche fottuto giudice che possa mandarmi sotto processo".
 
"Minchia 'mbare sai essere convincente quando lo vuoi. Mi chiamo Edgardo Messina, per gli amici Eddie, ed ero il tecnico informatico esterno della base".
"Dove sono gli altri? come mai sei rimasto da solo?"
"I soldati sono partiti cinque anni fa. Un giorno il comandante ha dato ordine di sigillare tutto, e ha disposto che entro 10 giorni tutta la base fosse evacuata ad eccezione dei tre tecnici informatici, dei due addetti alle telecomunicazioni e al capo meccanico. I miei due colleghi informatici, il meccanico e i due marconisti penso che li abbiate conosciuti nel piazzale".
In quel momento Max ritorna dal giro di controllo:
"Socio tutto pulito e a posto. Sto stronzo e solo" disse;
"Max ti presento Eddie; Eddie ti presento Max." disse Ivan indicando con la mano i due.
 

Nessun commento:

Posta un commento