domenica 3 novembre 2013

CROCIFISSO 11

"Ok visto che hai capito di fare il bravo, iniziamo con le presentazioni, io sono Ivan e quell'armadio dietro di me, si chiama Max, con chi abbiamo il piacere di parlare?";
"Lui e Topolino ed io sono Paperino" rispose il più giovane dei due, che nel frattempo si era ripreso; Guardava Ivan negli occhi, con ferocia, spavaldo, per niente intimorito e non pienamente consapevole della situazione in cui si trovavano. Ivan rise vedendo quello sguardo, era ammirato da tanto ardore, ma era sicuro che nasceva solo ed esclusivamente dalla sua giovane età. Era certo che quel ragazzo non sarebbe sopravvissuto a lungo, in quel mondo se non si fosse dato una calmata.
"Ascolta Paperino, abbiamo due modi per interloquire, uno semplice ed uno doloroso. Quello semplice prevede che noi domandiamo, e voi rispondete; l'altro, invece, prevede che il mio grosso amico qui dietro, ti usi come sacco da boxe, è tanto che non si allena ed è molto incazzato, come poc'anzi vi ha detto", riprese a dire Ivan rivolgendo il suo sguardo al più vecchio dei due. L'istinto gli diceva che era con il biondo che doveva parlare, gli sembrava più saggio e più cacasotto.
"Io sono Totò e lui è Matteo" disse il più vecchio avendo capito perfettamente lo sguardo di Ivan.
"Piacere Totò ... mi dici quanta gente c'e in quel deposito?" chiese Ivan
"Siamo una settantina ...donne, bambini compresi" rispose "senza contare i senza nome".
"Stai zitto imbecille, non dire niente, se il messia lo viene a sapere sai che fine facciamo!" urlò Matteo in direzione di Totò, il quale a sentire il nome del Messia spalancò gli occhi. Max ormai spazientito dal moccioso, gli si avvicinò e gli assestò un man rovescio che lo scaraventò a terra, aprendogli una ferita sul labbro superiore. "A certa gioventù occorre insegnargli la buona educazione, non si interrompono due adulti che parlano" disse, e si piazzò davanti al ragazzo, pronto a riprendere la lezione di galateo se fosse stato necessario.
"Senza nome? Messia?" riprese a chiedere Ivan "spiegati meglio per favore, non credo di aver capito bene".
"I senza nome sono i vivi che catturiamo quando usciamo, o che bussano al nostro portone, sono coloro che non fanno parte della nostra comunità. Sono impuri e smarriti, sono coloro che non hanno ancora accettato il Messia", disse Totò.
"Suppongo che il Messia sia il vostro capo?"
"No il nostro Dio" rispose il vecchio con un furore che lascio, per un attimo, Ivan senza fiato.

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